invettive e distopie cover

Un viaggio tra invettive e distopie: da Dante a Pasolini le battaglie culturali che hanno cambiato il mondo, tra censure e omofobia, per una normalizzazione delle emozioni. Franco Buffoni, Invettive e distopie (Interlinea 2023, pp. 244, euro 14, isbn 9788868574932). Dalle critiche di Cecco D’Ascoli rivolte a Dante e alla pietas della Commedia a servizio dell’ideologia politica vigente, fino all’invettiva amorosa che segna la poetica matura di un Pasolini inedito, Franco Buffoni individua le reazioni emotive responsabili di vere e proprie rivoluzioni idealistiche e letterarie, una costante che si ripete nei secoli e che stimola un’indagine dei sentimenti umani. L’Autore suggerisce l’incipit di un percorso da approfondire singolarmente, che mira a comprendere posizioni scomode e verità delicate, «perché scoprire che il sentimento amoroso è lo stesso – quale che sia la nostra identità – ancora disturba, spaventa». Tra invettive e distopie, guerre e sovranismo, censure e reticenze, omofobia e stato di diritto, dalla Ferrara degli Estensi all’Inghilterra di Huxley e Orwell, Franco Buffoni propone un personalissimo viaggio nella letteratura e nella cultura perché «il nostro Paese ha bisogno come il pane di una normalizzazione delle reazioni emotive di fronte alla non univocità del desiderio amoroso». Così gli scrittori, da Dante a Pasolini, aiutano nella ricerca del senso profondo non soltanto di un libro ma di un’intera esistenza. Roberto Cicala

La peggiore distopia è l'assenza di solidarietà nella realtà, e l'assenza di conflitto in letteratura. Nel genere, il motore narrativo consiste più o meno nell’assumere la posizione di una resistenza a tale distopia, o nel raccontarla per interposta persona. Quindi la distopia in letteratura presenta, di solito, una casistica tanto ampia quanto non realizzata di distopia estrema: i personaggi letterari che le animano lottano all’interno di esse, contro di esse, e lo fanno perché, in fondo, sono umani, e cioè sono prodotti – ancorché residuali – dell’umano. Con ciò non voglio sostenere che non esistano testi distopici dagli scenari orribili; ma esistono romanzi di genere che, in una certa misura, conservano una carica residuale che resiste alla distopia. Allo stesso modo, nella storia dell’umano, dunque nei fatti che costellano il mondo, le peggiori distopie hanno fortunatamente presentato i loro anticorpi: le hanno abbattute, sconfitte o corrette. Dunque, a mio giudizio, la peggiore distopia realizzabile è quella all’interno della quale la presenza umana non è consapevole di esserne protagonista, in un senso o nell’altro: semplicemente vive. Un tale scenario è possibile soltanto a partire dalla sparizione dei più elementari moti cognitivi e relazionali: l’affetto, l’odio, l’amore, il disgusto, il piacere, la paura ecc. Credo che la presenza umana, a quel punto, non possa essere valutata in termini di «umanità», perché perderebbe ciò che, insieme alle complesse relazioni culturali che intesse e produce, la qualifica come tale. Per chi legge infine, sarebbe di fatto impossibile riconoscerne l’autorialità. E qui potremmo aprire un’altra questione, che oltretutto ha a che fare con Turing – quindi con un altro dei preziosi testi di Franco Buffoni. Samir Galal Mohammed

L’anticipazione su LPLC

 

Recensioni: